martedì 25 gennaio 2011

Le diete dissociate.

Le diete dissociate.
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le diete dissociate 


Le diete dissociate sono diete (la prima fu ideata dal gastroenterologo americano Howard Ray negli anni '30) che si basano sul concetto di non abbinare alimenti fra di loro in conflitto. Di solito l'unità della dissociazione è il pasto o il giorno: all'interno dell'unità si devono seguire norme molto rigide che proibiscono l'associazione di certi cibi. Esistono molte varianti e purtroppo anche diete serie hanno preso a prestito dalle diete dissociate certi concetti; per esempio si sostiene che è opportuno non assumere frutta al termine del pasto o altre sciocchezze simili. Le diete dissociate, cronodieta ecc. sono esempi di ortoressia globalizzante.
Dieta dissociata classica (di Antoine) - Ogni giorno si mangia un unico tipo di alimento, a volontà, scelto fra latticini, verdure, frutta, uova, carne e pesce. Non sono ammessi alcol e dolci.
Dieta di Shelton

Dieta di Beverly Hills




I problemi


Le diete dissociate sono lontane anni luce dalla dieta ideale, sono monotone e completamente illogiche: infatti la stragrande maggioranza degli alimenti semplici contiene già una mescolanza di macronutrienti (si pensi per esempio alle noci che contengono proteine, grassi e carboidrati). Quanto al fatto che promuoverebbero la miglior digestione, occorre rimarcare un concetto chiaro: un fisico sano può tranquillamente mangiare una bistecca e poi una mela; se ho problemi, la colpa non è certo dell'alimentazione, ma di una debolezza del mio apparato digerente. Seguire una dieta dissociata è come proibire al corpo di correre perché la corsa provoca un'accelerazione dei battiti cardiaci e potrebbe essere fatale al cuore! Per fortuna la parola fine alle diete dissociate è stata messa da uno studio condotto in Svizzera e pubblicato sull'International Journal of Obesity (aprile 2000). Per un mese e mezzo sono stati seguiti 57 obesi divisi in due gruppi, uno che seguiva una dieta dissociata e uno che seguiva quella bilanciata. Entrambi i gruppi seguivano un regime ipocalorico (1100 calorie). Il gruppo dissociato diminuì mediamente di 1,5 kg in meno rispetto a quello bilanciato. Ciò dimostra che perdere chili non ha alcuna relazione con le cosiddette combinazioni alimentari. Le diete dissociate inoltre non hanno nessun rispetto per i fabbisogni del nostro corpo: se abbiamo bisogno di carboidrati perché abbiamo compiuto uno sforzo impegnativo chi dice al nostro corpo che oggi è il giorno delle proteine?
L'errore di fondo - Queste evidenze scientifiche spiegano l'errore di fondo di chi è convinto assertore delle diete dissociate. Esse infatti nascono da un'esperienza personale (sua e di altri) senza che ci sia stato l'interessamento di chiedersi: "ma perché altri possono non mangiare dissociato e vivono benissimo e io devo mangiare dissociato?".



Non è scientifico generalizzare a tutta la popolazione ciò che va bene per un sottoinsieme abbastanza piccolo.


Anni fa, con la consulenza di un esperto in materia, provammo un regime alimentare dissociato su 28 atleti, per sei mesi. Dopo tale periodo la MEDIA fu: nessun giovamento; alcuni (3) erano entusiasti, altri (5) non ne potevano più e lamentavano un peggioramento della loro alimentazione, la gran parte non rilevava né benefici né danni. Questo è un riscontro scientifico, come quello di molti studi fatti su campioni molto vasti di popolazione. La dieta dissociata non fa male (se nell'arco della giornata si assumono le quantità corrette di macronutrienti), è una complicazione inutile. Le conclusioni valide su un soggetto possono essere scientificissime. Non è scientifico estenderle arbitrariamente ad altri. È solo per questo che il regime alimentare dissociato non può essere considerato un regime alimentare valido per tutti. Se dico che la Nutella ha più di 500 kcal/100 g mi esprimo correttamente. Se dico che il tale alimento fa male, molto probabilmente dico una sciocchezza perché esistono molte persone che si nutrono con l'alimento incriminato e non hanno problemi. Basta la loro esperienza per smentirmi. Quindi se scopro (come avevamo verificato noi con il nostro esperimento sul gruppo di 28 atleti) che un 10-12% di persone ne trae beneficio, invece di gridare al successo per aver trovato la dieta ideale per tutti, devo andare avanti e scoprire perché 3 si trovano bene, 5 male e 20 ritengono il regime alimentare proposto ininfluente. Questo è un approccio scientifico.
Il vero problema di molti nutrizionisti non convenzionali è che scoprono (direi genialmente) delle particolari verità su singoli e, invece di continuare a studiare perché valgono solo su una ristretta percentuale della popolazione (questo sarebbe l'atteggiamento scientifico), partono in quarta e pensano di estenderli a tutti. Poi si risentono se vengono accusati di non scientificità.

La
cronodieta

Una speciale forma di dieta dissociata è la cronodieta che sostiene che i cibi ingrassano più o meno a seconda di quando vengono assunti; per dimagrire carboidrati a pranzo, proteine a cena.
Tale asserto si basa su dati quantitativamente non significativi (cioè trasmette l'informazione di una differenza in funzione del tempo senza trasmettere l'informazione che tale differenza è minuscola) ed è alla base di moltissimi modelli alimentari che vogliono illudere il soggetto che sia possibile mangiare molto senza ingrassare semplicemente prendendo in considerazione i tempi dell'alimentazione.
I pochi risultati ottenuti dipendono dal fatto che separare i macronutrienti oppure complicare l'assunzione con orari precisi significa ridurre l'appetibilità dei cibi (è difficile mangiare mezzo chilo di carne o 200 g di pasta scondita!) e quindi mangiare di meno: l'ora a cui si mangia un piatto di pasta o un panettone poco conta sull'assorbimento calorico.

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